“Così nello sfavillio di un momento” racconta della frantumazione di una memoria in una miriade di ricordi.

A seconda di cosa entri in contatto con il soggetto (in modo casuale cose, animali, persone) si può generare un “falso riconoscimento”, dovuto ad un’imprecisione delle funzioni cognitive di riconoscimento e di recupero. Spesso quando ci troviamo in un luogo, ce ne viene in mente un altro.

Quando si è di fronte ad un luogo non conosciuto un gruppo di neuroni chiamati “place cells” genera una mappa neurale che permette di riconoscere quel luogo ogni volta che ci si trova. Così le caratteristiche spaziali vengono memorizzate, rendendolo noto e familiare.

Se però ci si imbatte in un luogo molto simile a quello già in precedenza visitato, avviene una sorta di sovrapposizione di mappe che porta ad uno stato di confusione tra le due, quasi come se non esistessero distinzioni tra i due luoghi.

Questo mi ha portata a riflettere sul significato di analogia e di confine, su cosa voglia dire spazio, perdersi.

Il desiderio è quello di non seguire la geometria della geografia, sapendo che essa è ambigua e che l’archetipo che si trova dietro la costruzione delle mappe cela un bisogno di contenerla, un bisogno che non è solo geopolitico, ma anche emotivo. Le mappe consolidano retoricamente un territorio, in modo molto diverso si muovono le stratificazioni emotive, simboleggiando un ordine che si regge, in equilibrio instabile, sul divenire.

Sulla sovraccoperta/poster si trovano delle nuvole: prive di legami e riferimenti geografici, danno vita ad un luogo immaginifico, il posto della fantasia e della libertà.

Flavia Rossi
Si laurea in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi in Estetica e consegue il primo master in fotografia presso l’Università IUAV di Venezia in collaborazione con la Fondazione Francesco Fabbri.

Dal 2014 collabora al progetto “Il Contrafforte”. Negli anni seguenti partecipa a “Fondovalle” e “Arcipelago” a cura di Ikonemi e a “Brave new world” con Milo Montelli e Alessandro Calabrese. Segue un tirocinio presso l’ICCD di Roma ed è tra gli artisti selezionati per la residenza “Manufatto in Situ 10. La carta sonora degli orti di San Pietro / 2”, a cura di ViaIndustriae.